Stabilimento Innocenti di Lambrate

La Innocenti è stata una delle più note case automobilistiche italiane, fondata a Milano nel 1933 dall’imprenditore toscano Ferdinando Innocenti, già noto per aver inventato i famosi tubi da impalcature, utilizzati ancora oggi. Le attività di produzione erano concentrate principalmente nello stabilimento di Lambrate (Milano), ma esistevano filiali in altre parti del mondo, come in Sud America (joint venture con la Siderurgica del Orinoco, S.A.).

In questo video dell’Archivio Nazionale del Cinema d’Impresa, viene raccontata la storia dell’industria nelle sue varie linee di produzione: meccanica (presse e sistemi di produzione), motociclistica (Lambretta, Lambro, Lui, etc.) ed automobilistica (A40, Mini, etc.).

Tra i prodotti di maggior successo della Innocenti c’è sicuramente la Lambretta, prodotta a Lambrate dal 1947 al 1972, subito dopo la seconda guerra mondiale, durante la quale lo stabilimento venne bombardato e completamente distrutto. Il nome dello scooter deriva dal fiume Lambro, che scorre nella zona in cui sorgevano gli stabilimenti.

Innocenti Lambretta (fonte Wikipedia)

Stabilimento produzione Lambretta (fonte Wikipedia)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La produzione di automobili della Innocenti, iniziata nel 1960, non raggiungerà mai il successo ottenuto con gli scooter; tra i modelli maggiormente conosciuti ricordiamo:

  • A40, edizione italiana della Austin A40
  • Mini Minor, prodotta su licenza della British Motor Corporation
  • Innocenti Mille, derivata dalla Fiat Uno (prodotta all’estero)
  • Chrysler TC, sviluppara dalla Maserati per Chrysler
  • Innoenti Nuova Mini (Mini Bertone)

Innocenti Mini Minor (fonte omniauto.it)

Poco dopo l’inizio della produzione di automobili, nel 1966, muore il fondatore Ferdinando e l’azienda passa nelle mani del figlio Luigi, che all’inizio degli anni settanta separa le tre linee di produzione vendendo la meccanica all’IRI, formando la INNSE (Innocenti Sant’Eustacchio S.p.A.).

Sempre all’inizio degli anni settanta il settore automobili della Innocenti viene rilevato completamente dal gruppo inglese British Leyland, facendo nascere il nuovo marchio Leyland Innocenti con il quale vengono commercializzati in Europa i veicoli del gruppo inglese.

Innocenti Turbo De Tomaso (fonte ilsole24ore.com)

Nel 1976, a seguito di una grave crisi, la Leyland decide di dismettere gli stabilimenti Innocenti di Lambrate che, a seguito di trattative sindacali e di Governo, viene rilevata dal gruppo De Tomaso fondato dal pilota e imprenditore Alejandro De Tomaso: fino alla fine degli anni ottanta verranno prodotti nuovi modelli della Mini, compresa la famosa Turbo De Tomaso, con motore sovralimentato.

 

Nel 1990, a seguito delle perdite del gruppo Maserati (di cui De Tomaso è detentore di maggioranza dal 1975), le quote di Innocenti e poi di Maserati vengono passate a FIAT, che diviene di li a poco proprietaria di entrambi i marchi.

Lo stabilimento Innocenti di Lambrate venne chiuso definitivamente nel 1993, con l’uscita di scena della Mini Bertone.

Dal 1993 al 1997 il gruppo Innocenti rimane attivo solo ed esclusivamente per la commercializzazione di alcuni modelli FIAT – Piaggio, tra cui ricordiamo la Innocenti Mille ed Elba e il Piaggio Porter.

La produzione termina nel 1997 ed il marchio, non più utilizzato, diventa di proprietà del Gruppo FCA.

Una piccola curiosità: la Innocenti Nuova Mini (Mini Bertone) compare in diverse produzioni cinematografiche dal 1975 al 1980. Tra le più note, quella di Amici Miei del 1975 dove la macchina di Giorgio Perozzi (Philippe Noiret) è proprio una Innocenti 500L.

Innocenti 500L di Giorgio Perozzi in Amici Miei (1975)

Ad oggi, gli stabilimenti Innocenti di Lambrate sono stati in gran parte abbattuti: sopravvivono la palazzina uffici della Innocenti Commerciale di via Pitteri (residenza per anziani) e la palazzina uffici ex Centro Studi di Via Rubattino (magazzino). Rimane in piedi anche il cosiddetto “Palazzo di Cristallo”, che ospitava la produzione (immagine di testa della scheda).


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Riferimenti in rete

Isotta Fraschini

L’Isotta Fraschini fu fondata nel 1900 come “Socità milanese d’automobili Isotta Fraschini & C.” da Cesare Isotta e i fratelli Vincenzo Oreste Antonio Fraschini.

Inizialmente l’azienda si occupava di assemblare parti e componenti di veicoli di provenienza straniera, del montaggio su telai di propria progettazione e costruzione, della vendita delle vetture così ottenute e della commercializzazione di vetture straniere.

Ben presto l’azienda cominciò a progettare e produrre in proprio tutte le parti e nel 1904 divenne “Isotta Fraschini S.p.A. Milano”.

Per molti anni progettò e produsse motori eccezionali per impieghi aeronautici, navali, civili, militari e veicoli sia per uso civile che militare.

Negli anni ’30 la fabbrica trasferì sul territorio di Saronno alcuni suoi stabilimenti ed anche successivamente a causa dei bombardamenti di quelli di via Monterosa a Milano durante la Guerra. Creando così a Saronno un’importante realtà industriale.

Nel 1943, con un organico di circa 10.000 operai ripartiti negli stabilimenti di via Monterosa, di Saronno e di Cavaria Oggiona, si producevano ogni mese all’incirca:

  • 150 motori aeronautici;
  • 20 motori marini per aerosiluranti;
  • 250 mitragliatrici;
  • 40 autocarri;
  • una quantità imprecisata di semilavorati, fucinati e fusi di grande qualità, forniti anche ad altre industrie.

Gli autocarri avrebbero dovuto assumere un peso maggiore nel quadro congiunturale assolutamente negativo che si poteva prevedere per il primo dopoguerra. Va dato atto a Gianni Caproni di aver concepito la riconversione del suo gruppo proprio secondo questo indirizzo.

In un promemoria, redatto alla fine del 1949, egli scrisse:

“… Convinto che, con la fine delle ostilità, ci sarebbe stato un netto e totale arresto della produzione aeronautica, avevo predisposto uno studio per un programma di produzione civile. La via migliore per assicurare il lavoro a migliaia di operai era di sviluppare la sezione automobilistica dell’Isotta Fraschini in collaborazione con la Aeroplani Caproni, la CEMSA e i Cantieri Aeronautici Bergamaschi. L’Isotta Fraschini avrebbe costruito motori e telai, la CEMSA ponti, assali, sterzi, la Aeroplani Caproni le carrozzerie e la CAB le pompe d’iniezione e gli accessori. La produzione, per l’Italia e per l’estero, doveva essere di autocarri, autobus, filobus.”

In queste note l’automobile non compariva esplicitamente ma, sta di fatto che Caproni autorizzò, a suo tempo, gli studi e la realizzazione dei prototipi della F11 e della Monterosa, concepiti come prodotti complementari sul piano commerciale, che avrebbero potuto aver successo se il gruppo d’industrie cui facevano capo avesse mantenuto la ripartizione di ruoli ipotizzata con un efficace coordinamento centrale.

Inoltre, Caproni si era assicurato in Argentina e in Brasile sostanziosi contratti per la fornitura di veicoli industriali che avrebbero costituito, con il conseguente introito, il volano finanziario necessario al rilancio. Nel promemoria citato, viene anche evidenziato un quadro favorevole all’operazione.

“… Le aziende erano in condizioni economicamente brillanti, con macchinari rinnovati, impianti danneggiati solo in minima parte. In quarant’anni d’industria non abbiamo mai avuto un momento così favorevole. “

La nomina di commissari governativi, voluta dal Comitato di Liberazione Nazionale in aziende che avevano servito il regime fascista, pur essendo un atto politicamente dovuto, fu la prima causa del mancato coordinamento interaziendale.

Infatti, il citato promemoria prosegue riferendo che:

“… Finita la guerra, nell’Isotta Fraschini furono nominati dei Commissari ai quali fu avocata la direzione. All’Aeroplani Caproni ebbi la soddisfazione di essere nominato commissario, assistito da due vice-commissari, ma tale nomina non ebbe significato alcuno perché fui perseguitato per circa un anno da un mandato di cattura, seguito da assoluzione in istruttoria per insussistenza dei reati attribuitimi. Tuttavia … avevo fatto un programma per il raggruppamento dell’Isotta Fraschini con la Aeroplani Caproni e la CEMSA in un’unica società. Questo programma fu portato avanti anche dopo la creazione del FIM (N.d.R.: Fondo di finanziamento delle Industrie Meccaniche, poi ristrutturato in EFIM nel 1967). Se tale programma fosse stato discusso e tempestivamente attuato, sarebbe stato sufficiente un finanziamento inferiore alla metà di quelli che poi furono fatti dal FIM alle predette aziende. Si sarebbe superata la crisi con lieve riduzione del personale. Il programma era stato accettato dalla Confederazione Generale Italiana del Lavoro, dal Ministero del Lavoro, dal Ministero dell’Industria, e sembrava che nessun ostacolo dovesse frapporsi alla sua realizzazione. Sennonché nella riunione del FIM (dicembre 1947) non fu approvato. Da questo momento iniziò il tracollo dell’Isotta Fraschini e il periodo di grandi perdite della Caproni sotto la direzione degli incaricati del FIM. “

Il 9 gennaio 1953 il Tribunale di Milano dichiarò l’insolvenza dell’Isotta Fraschini ordinandone la liquidazione.

Nel 1955 l’azienda si fuse con la “Breda Motori” di Milano e nacque la “F.A. Isotta Fraschini e Motori Breda” con stabilimenti in via Milano a Saronno. Vennero progettati e realizzati importanti prodotti nel settore ferroviario, navale e industriale.

All’inizio degli anni ’60 venne fondato a Bari uno stabilimento per la produzione di motori Diesel di grande successo.

Verso la fine degli anni ’70 la società cambiò nome prima in “Isotta Fraschini” poi in “Isotta Fraschini Motori” e cessò la sua attività a Saronno alla fine degli anni ’80 con il trasferimento della produzione negli stabilimenti di Trieste della soc. Fincantieri, successivamente trasferiti a Bari.

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Foto storica che ritrae uno dei capannoni dello stabilimento di Saronno con veicoli bellici in produzione

Di seguito la copertina del libro “Oltre la Fabbrica”, scritto a due mani da Giacinto Romano Canazza e Maurizio Cicardini.

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Il libro “Oltre la Fabbrica” scritto a due mani da Giacinto Romano Canazza e Maurizio Cicardini

Qui una breve descrizione del contenuto del volume:

“Una lapide riportante 38 nominativi di Caduti per la Libertà, null’altro. Una lapide presente ora quale monito presso il Museo delle Industrie e del Lavoro Saronnese (MILS) di Saronno. Questi sono gli scarni elementi da cui sono partiti gli autori, ex dipendenti Isotta Fraschini Saronno, per condurre questa ricerca storica al fine di risalire alle storie ultime delle persone citate sulla lapide in una sorta di “Chi erano costoro? Chi erano e in quale circostanza sono morti?” 
Per meglio comprendere il contesto storico in cui le vicende di ognuno si sono svolte, ed a complemento della ricerca, vi è una breve introduzione riguardante il periodo storico che va da dopo il primo dopoguerra sino alla Liberazione, toccandone solo gli elementi principali, ma comunque importanti per le storie ricostruite.
I risultati della ricerca riguardante le vicende dei caduti con le relative schede biografiche costituiscono comunque l’elemento preponderante, e le storie di ciascuno, con narrazione asciutta basate esclusivamente sui documenti ritrovati aiutano a comprendere la portata delle loro azioni, inserite in un momento storico particolare.
Lo sfondo politico e sociale di quel periodo emerge scorrendo le storie ad una ad una, diverse tra loro per origine, fatti personali, tipologia di avvenimenti e località, accomunate dal lavorare nella stessa Fabbrica prima, e dal tragico destino poi.”

Di seguito un video con una importante testimonianza di ex dipendenti dello stabilimento di Saronno:


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