Cineteatro Gerini

Nel 1952 il Marchese Alessandro Gerini, uno degli uomini più ricchi d’Italia, detto “il costruttore di Dio”,  dona ai salesiani un terreno adiacente alla via Tiburtina, perché vi sia realizzato un polo educativo e assistenziale per i giovani: orfanotrofio, oratorio, scuola professionale, impianti sportivi, etc. Il centro dovrà essere dedicato alla memoria di sua madre, la Marchesa Teresa Gerini Torlonia.
Nel 1953 viene rilasciata la concessione edilizia per realizzare un teatro da 1500 posti, uno stadio con palestra coperta, altre infrastrutture sportive, un oratorio con chiesa e una scuola professionale.
Il complesso viene ultimato e inaugurato nel 1957, come riportato nel Bollettino Salesiano n. 23 del 1°dicembre 1957.

L’articolo del “Bollettino Salesiano” del 1957 in cui si parla dell’inaugurazione del Gerini

Questa la descrizione del complesso, nel citato articolo del “Bollettino Salesiano”:

Il grande Istituto sorge alla periferia dell’Urbe nella borgata di Ponte Mammolo e sembra materialmente e idealmente collegato con l’anello delle Opere Salesiane che in questi ultimi anni, venendo incontro alle pastorali ansie del Sommo Pontefice Pio XII, sono fiorite nei nuovi quartieri periferici della, città.
Quasi a rendere socialmente più moderna ed efficace la sua azione, l’Opera Salesiana è stata innalzata in quella parte della città che sta diventando la zona industriale di Roma, nel centro di un futuro quartiere popolare ai margini degli stabilimenti. La Parrocchia, già affidata ai Salesiani, svolgerà l’assistenza spirituale della popolazione, col vantaggio di precedere il completo sviluppo delle abitazioni civili.
L’Oratorio si rivolgerà in modo speciale ai giovani, per la loro educazione morale e per un sano divertimento, mirando a creare delle nuove generazioni capaci di dare un volto spiccatamente cristiano a tutto il sobborgo.
A questo fine dispone di vastissimi campì sportivi, di un ampio teatro modernamente attrezzato, di cortili interni con lunghi porticati, di eleganti sale da gioco e di lettura, di saloni per riunioni, di numerose aule per la istruzione religiosa e di una luminosa ed accogliente Cappella.
Le Scuole Professionali per alunni esterni, dotate degli ultimi ritrovati del progresso, prepareranno tecnicamente i futuri operai, che potranno trovare facile assorbimento di lavoro nell’industria.
È un’Opera nel suo genere completa, in piena risonanza con l’ambiente, destinata a diventare centro di vita per decine di migliaia di persone, punto di irradiamento per l’affermazione dei più alti valori spirituali nel mondo del lavoro e della tecnica.
Alcune cifre daranno un’idea della eccezionale grandiosità dell’Opera.
Il fronte del vasto complesso si estende per circa mezzo chilometro sulla via Tiburtina. La superficie è di 120.000 metri quadrati (la Città Universitaria di Roma ne occupa circa 160 .000).
Il volume è di 252.000 metri cubi (una scuola di 50.000 metri cubi è normalmente considerata molto grande). L’Opera viene a costare complessivamente oltre tre miliardi. Due miliardi per i tredici padiglioni. Un miliardo per macchine, attrezzature tecnico-scientifiche e arredamento. È escluso il valore del terreno e della erigenda chiesa parrocchiale.
«E tutto questo – scrive L’Osservatore Romano – non è fatto per i signori, come la facile demagogia va bofonchiando quando deve demolire; ma è fatto per l’umile gente che non è più abbandonata, nè si vuole incantare di chiacchiere e di sogni; è fatto per l’umile gente cui bisogna comunicare un senso decoroso di dignità, di proprietà, di amore per le cose».
Per dare un’idea più completa, dell’Opera, aggiungiamo che le Scuole Professionali potranno accogliere oltre 1200 allievi esterni, con otto edifici collegati da portici, attorno a tre ampi cortili, di cui il maggiore misura 8300 metri quadrati. La Scuola comprende i tre Laboratori di Meccanica, Elettromeccanica, Elettronica, dotati di uffici tecnici, sale di prova, magazzini e sale macchine, uniche per vastità e modernità d’impianti.
La maggiore, quella di meccanica, misura 5000 metri quadrati. Vi sono inoltre 36 aule per l’insegnamento teorico, sale di studio per doposcuola, refettori, sale per mostre professionali, ecc.
L’Oratorio, per oltre 2000 giovani, comprende una grande Cappella propria – un gioiello di
eleganza e modernità; – 16 aule per catechismo e ricreazione interna; 2 saloni per riunioni ; stadio con due gruppi di tribune, due campi regolari di calcio, campi da tennis, pallacanestro, pallavolo, piste per corse, atletica e pattinaggio ; palestra coperta fornita di tutti gli attrezzi ; cine-teatro per 1500 posti, impianto sonoro e cinemascope, palcoscenico a piani elevabili e impianto ad aria condizionata .
La chiesa parrocchiale (erigenda) sarà dedicata a San Domenico Savio e avrà un volume di 25.000 metri cubi.
Così nel nome di Don Bosco, il Santo che scese tra i primi nella periferia di una città moderna per preparare le giovani generazioni ai compiti della nostra civiltà, sorge in Roma quest’opera di eccezionale portala, in armonia con quel programma nel quale Egli seppe conciliare da oltre cento anni le esigenze della fede e del lavoro.
In questa felice realizzazione si sono incontrati un unto, che confidava solo e sempre nella Provvidenza, e un Benefattore che – munifico ministro della Provvidenza – ha posto i suoi beni nelle mani di Don Bosco, nel comune amore per i figli del nostro popolo. E non fu meno provvido disegno di Dio l’aver messo al fianco del Marchese Gerini, per l’attuazione del vasto disegno, un Uomo dalle larghe vedute, l’ultimo Superiore del Capitolo Salesiano educato nell’Oratorio di Torino, vivente ancora Don Bosco: l’Economo Generale Don Fedele Giraudi.

Vista aerea deli’Istituto Gerini presa dal Bollettino Salesiano del 1957. In giallo il teatro, in rosso la parte interamente demolita (oratorio, chiesa e impianti sportivi)

L’Istituto Gerini in una foto aerea d’epoca

L’istituto visto sul lato della via Tiburtina. L’edificio con il tetto curvo è il teatro. La parte alla sua destra è quella che è stata demolita.

Nel 1978 nell’area si insedia anche la Residenza dei Salesiani, per ospitare gli studenti di teologia che sarà poi chiusa nel 2000 a causa della mancanza di vocazioni.

Nel 2003 i salesiani vendono una cospicua parte dell’Istituto ad una società privata: l’area ceduta è quella relativa all’oratorio, al teatro e agli impianti sportivi. Tale vendita causerà un’azione legale da parte degli eredi Gerini che accuseranno i salesiani di aver snaturato gli scopi della donazione originale: la richiesta di indennizzo non sarà però riconosciuta dal tribunale.

Nel 2006 una grande mobilitazione di personaggi dello spettacolo cerca di impedire la demolizione degli edifici al posto dei quali si intende costruire degli esercizi commerciali.
Nel 2007 gli edifici, e il teatro, vengono occupati dai comitati sorti per la loro difesa. In teatro vengono organizzati numerosi eventi culturali di spessore, tutti a titolo completamente gratuito.
Nel 2008 la proprietà inizia la demolizione dello stadio e delle altre strutture sportive.

L’area prima della demolizione (il teatro è evidenziato in giallo)

La situazione attuale (2020). Il teatro è evidenziato in giallo e alla sua destra sono visibili i capannoni commerciali

Nel 2009 la proprietà si impegna a non demolire il teatro e a cederlo a titolo gratuito al Comune di Roma, cosa che avviene con l’accettazione del Comune nel 2013.
Ad oggi il teatro è chiuso e non utilizzato mentre nell’area demolita dell’oratorio e dei campi sportivi sono stati realizzati due capannoni destinati al commercio al dettaglio di generi alimentari e detersivi.


Galleria fotografica


Riferimenti in rete

Zuccherificio di Avezzano

Nel 1897 una società italo-tedesca costruì uno zuccherificio a Monterotondo (RM) con il progetto di utilizzare le bietole che sarebbero state coltivate nei terreni della piana del Tevere, di proprietà del principe Boncompagni.

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Lo zuccherificio di Monterotondo

Nonstante la società offrisse anche degli incentivi anticipati ai coloni per promuovere la coltivazione delle bietole, pochi di loro aderirono alla proposta e lo zuccherificio si trovò in grande difficoltà per carenza di materia prima.

Fu così che si iniziò a cercare altre fonti di approvvigionamento e si arrivò ad acquistare le bietole coltivate nella piana del Fucino, Continua a leggere