La ferrovia Orbetello Porto S.Stefano di Gualtiero Della Monaca

Autore: Gualtiero Della Monaca
Editore: Effigi
ISBN: 978-88-6433-382-3
Pagine: 320
Anno: 2013

Volume di oltre 300 pagine che riporta una dettagliatissima ricerca storica e iconografica su una vecchia ferrovia toscana, ormai scomparsa. Corredato di straordinarie immagini d’epoca, propone anche interessanti informazioni sulle attività industriali e minerarie della zona di monte Argentario.

Il 17 dicembre 1913 veniva inaugurata la linea Orbetello-Porto S. Stefano. Il servi­zio, gestito dalla Società Nazionale Ferrovie e Tranvie di Roma, era affidato ad un trenino a vapore che, partendo da una stazioncina prefabbricata presso la stazione FS di Orbetello Scalo, procedeva lungo la laguna di Ponente, attraversava Orbetello Città, percorreva la diga artificiale e, costeggiando di nuovo la laguna e il mare dell’Argentario, s’infilava in una serie di gallerie – i cosiddetti fori – fino ad arrivare all’entrata di Porto S. Stefano. Il trenino (Baccarini o La Caffettiera) dovette interrompere la sua attività nel marzo del 1944 a causa dei bombardamenti degli aerei alleati che portarono morte e distruzione in tutta la zona, in particolar modo a Porto S. Stefano dove era la sede centrale della Direzione del tronco ferroviario. I successivi tentativi di ripristinare la linea distrutta non ebbero succes­so e con il passare degli anni il suo ricordo si è fatto sempre più sbiadito.
Nel centenario della sua inaugurazione, l’autore ha voluto ricordare questa impor­tante e utile istituzione facendo al tempo stesso un doveroso omaggio ai ferrovieri che a essa lavorarono.
Non poteva passare in secondo piano il fondamentale contributo dell’ing. Ciriaco Baschieri Salvadori, figura importante nella vita sociale e amministrativa della provin­cia di Grosseto, il quale, oltre ad eseguire il progetto della linea, seguì con caparbietà il lungo iter burocratico che portò alla sua concessione.
Si tratta, in definitiva, della ricostruzione di un pezzo particolare e significativo della storia di Orbetello e Monte Argentario nella prima metà del ‘900, di cui Gualtiero Della Monaca descrive la complessità e le vicissitudini con grande capacità e incom­mensurabile passione.


Soggetti: Saggio

I luoghi e la polvere (sulla bellezza dell’imperfezione) di Roberto Peregalli

“I luoghi e la polvere” propone riflessioni che legano insieme architettura, storia e filosofia, valutando da più punti di vista le trasformazioni radicali dell’architettura dal XX secolo a oggi e puntando il dito contro alcune tendenze che stanno svuotando di senso il concetto stesso di luogo.

Per certi versi, Peregalli appare troppo rigido nei confronti del movimento modernista, specialmente dove parla della complessa tematica dell’ornamento e della discrepanza tra alfabeto architettonico moderno e tradizionale (con una sorta di paragone a distanza tra il barocco e il Bauhaus, che ritengo poco utile e davvero troppo severo nei confronti del movimento di Gropius). La gran parte del volume, dall’altro lato, offre incessantemente spunti di riflessione, non senza riferimenti a casi specifici, sull’importanza degli spazi e sul valore intrinseco dei luoghi “vissuti”, puntando a volte il dito verso incoerenze, brutture, assurdità e manifestazioni di insensibilità di molte creazioni moderne.

L’autore si dimostra particolarmente attento e abile nell’enfatizzare il fascino puro e riconoscibile dell’attività del tempo sugli edifici ed è proprio questa la parte più interessante del volume, dove Peregalli conferisce vera e propria dignità architettonica, storica ed emotiva anche ai cosiddetti ruderi. Molto utili anche la bibliografia e le tantissime foto scattate dallo stesso autore, che fanno da vera e propria didascalia visiva, puntuale e silenziosa, al flusso delle parole.


Soggetti: Saggio

Rovine e macerie, il senso del tempo di Marc Augé

Rovine e macerie, il senso del tempo

Attraverso un percorso sinuoso tra diversi siti del mondo, dall’Acropoli di Atene al Muro di Berlino, passando per diverse opere letterarie o cinematografiche e qualche ricordo, l’autore sviluppa un’intuizione che riguarda il senso del tempo e la coscienza della storia. La vista delle rovine ci fa intuire l’esistenza di un tempo che non è quello di cui parlano i manuali di storia o che i restauri cercano di resuscitare. È un tempo puro, non databile, assente dal nostro mondo d’immagini, di simulacri e di ricostruzioni; dal nostro mondo violento che produce solo macerie: macerie che non hanno più il tempo di diventare rovine. Un tempo perduto che capita all’arte di ritrovare.


Soggetti: Saggio